Riaprire con cognizione e non a qualsiasi condizione

Per riaprire con cognizione e non a qualsiasi condizione è necessario definire dei criteri chiari, rivedibili all’occorrenza, adeguati alle esigenze di ogni singola realtà territoriale, aprendo il territorio alla scuola e la scuola al territorio.


In queste settimane, il dibattito sui tempi, sull’organizzazione e sulle modalità di riapertura della scuola ha animato discussioni accese, scontri infuocati, prese di posizione rigide. Questo ha fatto sì che la scuola riguadagnasse quello spazio di attenzione che sembrava, negli ultimi anni, avesse perso.
Nel corso di questi mesi, per la prima volta, la scuola è entrata nelle case dei propri alunni, ne ha visto gli ambienti di vita, li ha osservati nel loro contesto familiare, ha interagito per un tempo continuativo con le mamme, i papà, i fratelli. Gli insegnanti sono entrati in contatto con i vissuti familiari, con i valori, i riti, i miti che concorrono alla formazione culturale, sociale, psicologica dei propri allievi e questo non è stato un passaggio privo di conseguenze. La scuola che ha sempre fornito contesti altri, in cui le bambine, i bambini, le ragazze e i ragazzi potessero sperimentarsi differenti da quello che fossero in famiglia, non ha potuto, in questa occasione, assicurare nuove possibilità di essere altro.
Questa nuova, imprevista e significativa esperienza della Didattica a Distanza ha indubbiamente modificato il ruolo dell’insegnante, la sua relazione con gli allievi, ha definito nuove coordinate spazio - temporali, differenti routine, diversi ritmi ma soprattutto ha aperto una profonda e ormai inevitabile e necessaria riflessione su cosa resti della scuola.
Pertanto, prima di stabilire quando e come riaprire la scuola, diventa indispensabile domandarsi quali sono i portati educativi della scuola che si vogliono difendere, qual è l’idea pedagogica di bambino, di insegnante, di educazione, che si vuole preservare.
È il momento che la scuola faccia su di sé un’analisi profonda e critica, sperimenti idee coraggiose e temerarie, frutto dell’incontro tra diverse istanze e differenti appelli che da più parti stanno arrivando. Ma soprattutto, è ora che si interroghi sul significato di educazione, che non può più essere definita come mera trasmissione di conoscenze ma deve essere intesa come offerta di differenti modelli e paradigmi per interpretare il mondo e per riflettere sulla società.
Per riaprire con cognizione e non a qualsiasi condizione è necessario definire dei criteri chiari, rivedibili all’occorrenza, adeguati alle esigenze di ogni singola realtà territoriale, aprendo il territorio alla scuola e la scuola al territorio. Attraverso una reale connessione con il territorio e con le realtà educative che lo abitano, è possibile mettere in atto un efficace esercizio di autonomia scolastica, prendendo come esempio tutte quelle pratiche virtuose, messe in campo dalle agenzie educative locali, da ormai diversi anni, in cui si sono sperimentate relazioni efficaci tra il territorio e la scuola e connessioni fattive, adatte al contesto.
Perché non rifarsi, quindi, a tutte quelle modalità innovative di riappropriazione e abitazione del territorio come le scuole diffuse, le aule verdi, le classe en plein air?
Le decisioni che verranno prese rispetto alle modalità di riapertura della scuola saranno condizionate dall'idea di scuola che si vuole portare avanti, dell'idea di quale sia il modo migliore di stare con l’altro. Esercitare, quindi, scelte timide e poco coraggiose, potrebbe dare l’impressione che ci siano di fondo paure e timori rispetto all'altro e al futuro, timori che non potranno non essere colti e successivamente messi in atto, anche dagli allievi.
È giunto il momento di esercitare un potere trasformativo, di cambiamento, è ora di guardare verso il cielo, di rispondere alla crisi con l’innovazione.
Soluzioni stra-ordinarie e divergenti potrebbero dare alla scuola quella linfa vitale di cui ha bisogno per avvicinarsi il più possibile alla sua essenza, per mantenersi viva attraverso le sperimentazioni e le innovazioni continue.
Per concludere, ma non è un aspetto secondario, mi sento di evidenziare l’importanza di dare accompagnamento, da un punto di vista della formazione e delle risorse, agli operatori scolastici che sono soli sul campo e che necessitano di tutto il sostegno per rispondere con forza e tenacia al grande compito di innovazione che si chiede loro. È infatti solo grazie al loro lavoro quotidiano e continuo, garanzia di radici profonde e resistenti, che sarà possibile guardare al cielo, immaginando un progetto di scuola nuova, da cui ripartire.

 

 



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